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Amianto, anche detto asbesto, è un nome attribuito a 6 diversi minerali naturali caratterizzati da un abito (cioè forma) fibroso e da specifiche proprietà chimico-fisiche.

L’amianto è presente naturalmente in molte parti della crosta terrestre e si ottiene facilmente dalla roccia madre dopo macinazione e arricchimento, in genere in miniere a cielo aperto. Dei 6 tipi di amianto, 4 sono stati utilizzati industrialmente.

Gli amianti, il cui impiego è bandito in Italia, appartengono a due gruppi distinti, quello del serpentino e quello degli anfiboli, che presentano alcune differenze nella composizione chimica e nella disposizione degli atomi (struttura cristallina).

Serpentino Anfibolo
Crisotilo

(>90% produzione mondiale)

Crocidolite

Tremolite d'amianto

Actinolite d'amianto

Antofillite d'amianto

Grunerite d'amianto (o amosite)

 

 

L’amianto diventa un rischio solo quando le fibre di cui è costituito si liberano nell’aria e vengono respirate. L’amianto non può essere assorbito dall’organismo attraverso la pelle: non è dannoso per la pelle toccare fibre di amianto o una roccia o un oggetto che contiene amianto.

La risposta, per essere pienamente capita, necessita di un paragone: attraversare la strada è pericoloso, sempre, ma se attraversiamo senza guardare né a destra né a sinistra, allora l’attraversamento diventa un rischio. Il rischio è più elevato se la strada che attraversiamo senza guardare né a destra né a sinistra è ad elevato traffico veicolare.

Tornando all’amianto, l’amianto costituisce un pericolo, ma diventa un rischio se le fibre sono liberate nell’aria e quindi le possiamo respirare, cioè introdurre sino a livello polmonare. Il rischio è maggiore se la quantità di fibre disperse in aria è elevata e, quindi, possiamo respirarne molte.

Anche la candeggina è un pericolo, però diventa rischio per esempio se la ingeriamo.

L'amianto è spesso presente nell'aria che respiriamo negli ambienti urbani in concentrazioni limitate (comunemente tra 0,01 e 0,5 fibre per litro d'aria).

In particolare, si rilevano maggiori quantità di amianto aerodisperso nelle zone più antropizzate e/o con un’elevata presenza di traffico e/o vicine a rocce contenenti fibre in elevata quantità e/o dove correnti di aria o venti che trasportano fibre di amianto (per esempio disperse in aria, a molti chilometri di distanza, da rocce che le contengono) perdono la loro forza.

Stati Uniti e Unione Europea hanno fissato a 100 fibre/litro aria la soglia a cui i lavoratori possono essere esposti.

La legge italiana definisce un locale inquinato in presenza di più di 20 fibre/litro (se misurate con microscopio ottico MOCF) o 2 fibre/litro (se misurate con microscopio elettronico e microanalizzatore chimico SEM-EDS). L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) indica una soglia di allarme quando si supera il valore di 1 fibra/litro. Per gli ambienti esterni, non lavorativi, la normativa italiana non prevede un limite esplicito.

L’amianto è presente in natura: l’arco Alpino Piemontese è in parte composto da rocce, distribuite in diverse Unità Geologiche, che contengono alcuni tipi di amianto.

Mappa del Piemonte con i principali affioramenti naturali di rocce potenzialmente amiantifere

Alcuni tipi di amianto sono stati utilizzati industrialmente per molti anni per le eccezionali proprietà chimiche (resistenza agli acidi e alle basi) e fisiche (isolamento elettrico, acustico e termico, resistenza meccanica alla trazione, proprietà di legante, bassa densità, flessibilità, stabilità anche ad alte temperature).

L’amianto è stato utilizzato in edilizia soprattutto per realizzare materiali cementizi (per esempio coperture), pannelli e rivestimenti per isolamento termico. È stato impiegato, per esempio, nelle tegole dei tetti, nei pavimenti (linoleum), nelle vernici e nelle colle, nei mastici dei serramenti, nelle coibentazioni delle tubazioni e nelle guaine.

Grafico di una casa con i luoghi dove si possono trovare materiali contenenti amianto

La friabilità e quindi la possibilità che fibre di amianto siano rilasciate in aria, dipende dal tipo di materiale contenente amianto:

Tipo di materiale contenente amianto Friabilità
Ricoprimenti a spruzzo o rivestimenti isolanti Elevata
Rivestimenti isolanti di tubazioni e caldaie Elevato potenziale di rilascio di fibre se non sono adeguatamente ricoperti
Funi, corde, tessuti Possibilità di rilascio di fibre quando immagazzinati in grandi quantità
Cartoni, carte e prodotti affini Elevata in quanto soggetti a facili abrasioni e usura
Prodotti in amianto-cemento Possibilità qualora vengano abrasi, segati, perforati, spazzolati o deteriorati
Prodotti bituminosi, mattonelle e pavimenti vinilici (come linoleum), PVC, vernici, mastici, sigillanti e stucchi Improbabile rilascio di fibre durante l'uso normale. Possibilità di rilascio fibre se tagliati, abrasi o perforati

Le fibre più sottili e lunghe possono raggiungere i polmoni. Sono definite “regolamentate” le fibre che hanno lunghezza maggiore di 5 micrometri, larghezza inferiore a 3 micrometri e rapporto tra lunghezza e larghezza superiore a 3 volte, in pratica le fibre che per dimensioni sono “respirabili” e cioè in grado di raggiungere i polmoni dove possono provocare asbestosi, inspessimenti o lesioni della pleura e del peritoneo, forme tumorali quali mesotelioma della pleura o del peritoneo o del pericardio (forma tumorale correlata principalmente ad esposizione ad amianto) o carcinoma polmonare (che però è causato principalmente dal fumo di tabacco).La probabilità di ammalarsi è correlata alla concentrazione nell’aria di fibre respirabili e aumenta progressivamente con il perdurare dell’esposizione. Le fibre di amianto di anfibolo possono rimanere nei polmoni (biopersistenza) per decine di anni, invece il crisotilo ha un tempo di permanenza più breve poiché per le sue caratteristiche chimico-fisiche tende a venire disciolto nell’ambiente organico (nei polmoni) relativamente in fretta. Le forme tumorali possono comparire a distanza di molti anni (da 10 a 40 anni circa) dall’esposizione.

Di seguito sono riportate le principali normative italiane riguardanti l’amianto.

  • Nel 1992, con la legge n. 257, del 27 marzo 1992, l’Italia mette al bando l’amianto. La legge, con l'art. 1, vieta l’estrazione, l’importazione, la commercializzazione e la produzione d’amianto e di tutti i prodotti contenenti amianto.
  • Con il Decreto Ministeriale del 6 settembre 1994 si definiscono:
    • gli strumenti necessari a fare i rilevamenti e le analisi dei rivestimenti degli edifici (localizzare, campionare e valutare i materiali)
    • i modi per effettuare la valutazione del rischio
    • i provvedimenti per eliminare il pericolo (le bonifiche e le attività di restauro, conservazione e manutenzione)
    • le modalità di pianificazione e programmazione delle attività in caso di rimozione
    • i metodi e le procedure da seguire nei diversi processi di bonifica
  • Con il Decreto del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio 18 marzo 2003, n. 101, si definisce il Regolamento per la realizzazione di una mappatura delle zone del territorio nazionale interessate dalla presenza di amianto, ai sensi dell'articolo 20 della legge 23 marzo 2001, n. 93.
  • Il Decreto Legislativo n. 81 del 9 aprile 2008, conosciuto come Testo Unico in materia di salute e sicurezza sul lavoro, entrato in vigore il 15 maggio 2008, e le relative disposizioni correttive, definiscono:
    • le modalità di valutazione del rischio
    • le sanzioni previste per chi non smaltisce l’amianto
    • le forme di protezione dai rischi connessi all’esposizione di amianto
    • le modalità di controllo della possibile esposizione (i campionamenti per rilevare l’amianto possono essere effettuati su richiesta dei rappresentanti dei lavoratori)
    • il valore limite di esposizione all’amianto
    • le misure per garantire la sicurezza in caso di lavori
    • i tipi di sorveglianza sanitaria per i lavoratori
  • Con il Decreto Legislativo 3 agosto 2009, n. 106 si danno Disposizioni integrative e correttive del decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81, in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro.
  • Con la Circolare del 25 Gennaio 2011 del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali si forniscono Orientamenti pratici per la determinazione delle esposizioni sporadiche e di debole intensità (ESEDI).

Per procedere all’analisi è necessario raccogliere un campione (massivo o di aria) seguendo le tecniche e modalità previste dalla legge. Il campione viene poi consegnato a un laboratorio qualificato dal Ministero della Salute per analisi sull’amianto, dove verrà analizzato. Le tecniche più comunemente utilizzate sono quelle di microscopia:

  • la microscopia ottica in contrasto di fase (MOCF)
  • la microscopia elettronica in scansione (SEM) con annesso microanalizzatore chimico in spettrometria di dispersione di energia (EDS)
  • la stereomicroscopia viene utilizzata nelle fasi preliminari di osservazione e nella preparazione dei campioni
  • la microscopia elettronica in trasmissione (TEM) con annesso EDS è una tecnica regolamentata in alcuni stati europei ed extra europei, ma non in Italia, nonostante sia l’unica a permettere una identificazione certa delle fibre minerali, permettendo di distinguere tra fibre di amianto e fibre di minerali asbestiformi non classificati amianto.

La scelta del metodo di bonifica del materiale contenente amianto (MCA) deve essere effettuata da un tecnico specializzato a seconda del tipo di materiale, del suo stato di conservazione, della collocazione e dell’utilizzo del locale in cui il MCA è presente.

L’operazione di bonifica deve essere compiuta da una ditta specializzata iscritta all’Albo Nazionale Gestori Ambientali, dotata di personale appositamente formato e di adeguate attrezzature e dispositivi di protezione individuale.

Ci sono tre diversi metodi di bonifica: rimozione, confinamento e incapsulamento.

  • La bonifica per rimozione è un intervento piuttosto complesso che prevede l’asportazione del materiale contenente amianto (MCA). Il materiale contenente amianto viene generalmente ricoperto da una vernice protettiva provvisoria destinata a durare per il tempo necessario alla rimozione. Successivamente i manufatti ormai diventati rifiuti contenenti amianto (RCA) vengono sigillati in speciale teli di polietilene ad alta resistenza e conferiti nelle discariche autorizzate.
  • La bonifica per confinamento consiste nel creare una barriera fisica per isolare i manufatti che contengono amianto dagli ambienti circostanti tramite l’apposizione di pannelli, murature, controsoffittature o altri sistemi perfettamente sigillati, in modo da evitare una possibile dispersione di fibre al di fuori dell’area confinata. La barriera di confinamento deve essere soggetta a controlli periodici e, quando necessario, a restauri e manutenzioni.
  • La bonifica per incapsulamento consiste nell’applicazione, su materiali che contengono amianto, di speciali vernici impregnanti, stese a più strati di colore differente, in modo da evitare la dispersione di fibre nell’aria e controllare lo stato di conservazione della pellicola protettiva. Il manufatto incapsulato deve essere soggetto a controlli periodici e, quando necessario, a restauri e manutenzioni.

Nel caso di bonifica per rimozione le misure di sicurezza sono concepite – e seguite - per evitare ogni rischio. Ogni luogo che subisce rimozione di materiali con amianto viene sigillato, verificandone la sigillatura con l’immissione di fumi e altre modalità a totale garanzia di sicurezza.

Le condizioni in cui poi opera il cantiere sono organizzate in modo tale da impedire ogni possibile dispersione di fibra al di fuori del cantiere. Le fibre che si liberano dai materiali vengono catturate con forme di aspirazione continua, sotto la supervisione dell’ASL che autorizza l’inizio lavori, nonché la riapertura per l’utilizzo degli spazi interessati da cantiere.

Le autorità sanitarie e ambientali coinvolte sono:

  • Servizi Prevenzione e Sicurezza negli Ambienti di Lavoro delle Aziende Sanitarie Locali (SpreSAL delle ASL), che si occupa della gestione delle problematiche legate all’amianto (ricezione e valutazione piani di lavoro, controlli nei cantieri di rimozione amianto, rilascio certificazione di restituibilità, ricevimento comunicazioni varie)
  • Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale (ARPA), che supporta i Dipartimenti di Prevenzione delle ASL e di altre Istituzioni Pubbliche, attraverso la struttura specialistica del Polo Amianto. Le attività del Polo Amianto consistono in: valutazione dei Piani di Lavoro, sopralluoghi nei cantieri di bonifica, campionamenti e analisi finalizzati alla restituibilità di ambienti bonificati, analisi di laboratorio quali-quantitative sulle matrici in cui l’amianto può essere presente (aria, acqua, suolo, rifiuti, manufatti, etc.), indagini periodiche, monitoraggi ambientali ed analisi in siti “critici” in cui è stata riscontrata la presenza di amianto.

Tutti respiriamo quotidianamente fibre di amianto, altri tipi di fibre e particelle sia inorganiche sia organiche, naturali e artificiali. Per quanto riguarda le fibre di amianto, data la loro presenza ubiquitaria, esse sono presenti nei polmoni della maggior parte degli individui (sia sani sia malati per qualunque patologia) costituenti la popolazione generale, cioè quella non esposta per lavoro a fibre di amianto.

Tuttavia nessuno può dichiarare di aver respirato o non respirato fibre di amianto poiché non se ne può avere consapevolezza, così come non si può avere consapevolezza di avere respirato, per esempio, fibre artificiali vetrose o particelle costituenti le cosiddette “polveri sottili” (PM2,5).

Se una persona decide di sapere se fibre di amianto sono presenti nel suo sistema broncoalveolare può richiedere (a pagamento se si tratta di soggetto appartenente alla popolazione generale e quindi non professionalmente esposto a fibre di amianto) una indagine endoscopica tramite fibro-broncoscopio flessibile per prelievo di campione liquido bronchiolo-alveolare (BAL) che sarà poi esaminato da medici patologi o del lavoro. L’esame è piuttosto invasivo ed infatti non è prescritto di norma neppure agli individui professionalmente esposti e comunque permette di rilevare la presenza di fibre di amianto senza però che sia possibile stabilire se queste sono state respirate un giorno o un mese o anni prima (a meno di correlazioni specifiche e certe con la vita lavorativa o con abitudini extra-lavoro).

Non si deve intraprendere alcuna iniziativa personale e ci si deve rivolgere all’addetto locale del Servizio di Prevenzione e Protezione dell’Università degli Studi di Torino o direttamente al Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione.

  1. Non accedere agli ambienti se è presente un cartello che lo vieta
  2. Non rimuovere le possibili protezioni presenti
  3. Non colpire con oggetti appuntiti o strumenti di levigatura o taglio le protezioni presenti né le barriere di confinamento né il MCA incapsulato
  4. Consultare le planimetrie colorimetriche, dove presenti, per conoscere gli ambienti e le aree in cui sono presenti materiali contenenti amianto, presenti nella portineria dell’edificio
  5. Segnalare tempestivamente eventuali interventi di manutenzione necessari al Servizio di Prevenzione e Protezione dell’Università degli Studi di Torino della propria struttura.

Una ditta specializzata si occupa di fare interventi di pulizia a umido e aspirazione dell’oggetto prelevato. La richiesta di prelievo dell’oggetto va presentata al Responsabile Amianto dell’Università che si occuperà di tutte le operazioni necessarie fino alla restituzione al richiedente dell’oggetto ripulito.

Per approfondire il tema dell’amianto puoi consultare:

  • Il testo redatto dal Centro Interdipartimentale dell'Università degli Studi di Torino "Giovanni Scansetti" per lo studio degli amianti e altri particolati nocivi
  • La sezione Amianto dell’Arpa Piemonte.

Le informazioni sul modello di gestione del rischio amianto dell’Università di Torino e sulla situazione delle attività di bonifica negli altri edifici dell’Ateneo sono pubblicate alla pagina Le bonifiche da amianto in UniTo.